Guida alla realizzazione del controsoffitto

Come fare un controsoffitto in cartongesso

Sono tanti i motivi che conducono alla realizzazione di un controsoffitto: in alcuni casi si desidera ridurre l’altezza degli ambienti, in altri celare un soffitto vecchio e/o rovinato, in altri ancora nascondere il passaggio di canalizzazione degli impianti. Ma il controsoffitto serve pure a creare una sorta di ripostiglio, incassare punti luce quali faretti o strisce led, ottenere un maggiore isolamento termico e acustico. Più semplicemente, può una scelta estetica.

Il materiale più diffuso per la costruzione del controsoffitto è il cartongesso, perché ha costi contenuti, si lavora e posa con facilità, non rilascia agenti tossici, è leggero e al contempo solido. Ma come si fa un controsoffitto in cartongesso? Bisogna cominciare dall’orditura metallica, cioè dai sistemi di sospensione: per i vari tipi di pannelli in cartongesso, esistono profili in lamiera metallica ad hoc. Maggiormente utilizzati sono quelli a T con montaggio a sormonto, caratterizzati da un’elevata resistenza alla trazione.

Non di rado, per ottenere risultati più completi, si aggiungono profili metallici perimetrali a L e a C, profili per vallette a F e profili distanziatori. Una volta ancorati i sistemi di sospensione al solaio tramite appositi ganci, si procede con la ripartizione dei pannelli, partendo dal centro della stanza e procedendo verso le pareti; è in questa fase che si applicano dispositivi come bocchette, sprinkler, carichi appesi. Il lavoro si conclude applicando della garza plastificata per coprire le giunture che si creano tra i pannelli.

Perché scegliere un controsoffitto a cassettoni

Non solo pannelli: le lastre del controsoffitto possono essere a doghe, lamelle, grigliati o cassettoni. Noi vogliamo qui soffermarci su questi ultimi. Fino a qualche tempo fa il controsoffitto a cassettoni era associato esclusivamente a grandi dimore di lusso, ma adesso le cose sono cambiate. Intendiamoci: è sempre una scelta molto gettonata per le case ampie e pregiate, tuttavia sempre più spesso lo troviamo in dimore “normali”.

L’importante è che le superfici siano estese, perché il controsoffitto di questo tipo tende a far sembrare un po’ più piccolo l’ambiente in cui viene realizzato. Per quanto riguarda i materiali, il legno rappresenta la scelta classica e quella più costosa, ma nella maggior parte dei casi si opta per il cartongesso o il polistirolo.

Sappiate, inoltre, che il controsoffitto a cassettoni ha un potere fonoisolante maggiore rispetto alle altre tipologie, di conseguenza diventa un alleato prezioso di chi vive in contesti piuttosto rumorosi. E la resa estetica è sempre all’insegna di una notevole eleganza.

Cos’è il controsoffitto teso

Il controsoffitto teso, o più precisamente il soffitto teso, rappresenta al momento l’ultima frontiera nel settore delle controsoffittature. È composto da profili di forme diverse che vengono ancorati a parete e sui quali poi si fissano tessuti elastici (in membrane di polimeri in PVC) che, tesi, ricoprono la superficie in questione.

Si tratta quindi di una tecnica di rapida esecuzione, che garantisce sia un risultato visivo di grande effetto che un elevato grado di sicurezza. Il controsoffitto teso è inoltre adatto ad ambienti connotati da uno stile sia classico che moderno; è lavabile, non causa condense e/o muffe, riduce al minimo i rischi di danni provocati da infilitrazioni d’acqua.

Come se non bastasse, si monta e si rimonta con una semplicità estrema, di conseguenza consente di accedere velocemente e facilmente agli impianti tecnici. Un controsoffitto teso – ottima alternativa a quello realizzato in cartongesso - non impone limiti in riferimento alla forma, può cioè essere orizzontale, spicchi, a semisfera, a cupola.

Consigli per l’illuminazione del controsoffitto

Il lampadario proprio non vi piace? Nessun problema: potete illuminare la stanza “sfruttando” il controsoffitto. Per quanto riguarda il bagno, la cucina e più in generale la zona giorno, l’opzione più gettonata consiste nell’incassare faretti; ne esistono di diverse dimensioni e tipologie, intervallandoli si riesce a creare un’efficiente illuminazione diffusa.

Badate, però, che non si creino ombre in determinate zone, per esempio il piano lavoro della cucina o il lavabo in bagno. Alternative sempre più gettonate per il living e la cucina, ma non per il bagno, sono le strisce a led e i profili luminosi, che permettono di “disegnare” figure geometriche anche molto scenografiche (senza che la funzionalità e l’efficacia ne risentano). Si può pure scegliere di illuminare soltanto una parte del controsoffitto, per esempio quella centrale, utilizzando altre sorgenti di luce per la superficie restante.

Pensiamo, per fare a un altro esempio, a una lampada a sospensione o una lampada da terra collocata in corrispondenza del tavolo da pranzo o di un angolo relax arredato con un tavolino, divani e poltrone. Tornando al controsoffitto, il consiglio è quello di optare in tutti i casi per un’illuminazione a led, che non dà mai fastidio agli occhi, comporta un minore consumo energetico e non inquina.

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