Che cosa è cambiato
È cambiato ben poco. Anzi, secondo più di qualcuno i cittadini, ancora una volta, ci rimettono. Ma andiamo con ordine. Questo 2020 è l’anno che segna il debutto della nuova tassa sulla casa. Sostanzialmente, si tratta della fusione fra la vecchia Imposta municipale unica e la Tasi (Tributo per i servizi indivisibili).
Le scadenze sono le stesse: il 16 giugno si versa l’acconto, quindi la prima rata, e dopo 6 mesi esatti – il 16 dicembre – si salda. Non ci sono riduzioni, non si paga meno e anzi, per compensare l’abolizione della Tasi e recuperare il mancato gettito, il Governo ha aumentato di un punto l’aliquota: si passa dal 4 al 5 per mille per l’abitazione principale e dal 7,6 all’8,6 per mille quella per gli altri immobili.
Inoltre, e a questo proposito s’è scatenata una polemica, alcuni Comuni possono raggiungere un’aliquota massima più alta rispetto a tutti gli altri: 11,4 per mille anziché 10,6.
Anche il presupposto d’imposta è immutato: il possesso di immobili, ovvero fabbricati, aree fabbricabili e terreni agricoli.
A chi spettano le esenzioni e gli sconti
Chi è esente dal pagamento della nuova Imu? Anche in questo caso, non ci sono novità: nulla è dovuto per le prime case, quindi per gli immobili in cui i proprietari abitano e sono residenti anagraficamente. Il numero delle abitazioni possedute non influisce in alcun modo, ma deve sussistere il requisito dell’uso diretto. Altrimenti tocca mettere mano al portafoglio.
Sono considerate “prime case”, importante sottolinearlo, anche quelle assegnate dal giudice all’ex coniuge o al genitore affidatario. Di conseguenza il proprietario non sottoposto all’imposta (e non importa se abita altrove).
Vogliamo inoltre precisare che chi ha acquistato un immobile usufruendo dell’agevolazione prima casa deve pagare l’imposta fino a quando non si trasferisce lì. D’altra non pagano nulla i rappresentanti delle Forze armate, anche se non risiedono nella casa in questione, e gli anziani che si sono trasferiti in una casa di cura, purché non abbiano concesso in locazione la loro dimora.
Passiamo agli sconti. C’è una riduzione del riduzione del 50 per cento per le case date in comodato a figli e genitori, mentre per quelle affittate sulla base del canone concordato la tassa è stata abbattuta del 25 per cento.
Chi può evitare l’acconto
Il pagamento dell’acconto del 16 giugno non è stato versato da coloro che hanno comprato una casa nei primi mesi del 2020. O meglio, queste stesse persone hanno avuto la possibilità di scegliere se pagare la prima rata della nuova Imu oppure saldare tutto a dicembre.
Il ragionamento che ha condotto il Ministero dell’Economia è il seguente: poiché l’acconto equivale alla metà di quanto versato nel 2019 fra Imu e Tasi, ma il nuovo proprietario non doveva niente, un conteggio preciso sarebbe stato impossibile.
Poi una novità riconducibile al Decreto Rilancio, approvato dal Governo per fronteggiare l’emergenza Coronavirus e favorire la ripartenza dell’economia nazionale: anche i proprietari di case vacanze, bed&breakfast, appartamenti destinati alle locazioni stagionali o afficamere per soggiorni brevi si sono ritrovati liberi dalla prima rata. L’unica condizione è che della gestione degli immobili in questione si occupino loro stessi.
Come si fanno i calcoli
Calcolare la nuova Imu è meno difficile di quanto si pensi, mettendoci un po’ di impegno è possibile evitare di rivolgersi a un professionista e fronteggiare anche questa spesa. Innanzi tutto, l’imposta è dovuta per anni solari in ragione dei mesi di possesso; se quest’ultimo si è protratto per almeno 15 giorni, si considera un mese intero.
La prima rata, lo ribadiamo, equivale al 50 per cento della somma Imu+Tasi (ci riferiamo al 2019); per quanto riguarda la seconda rata, quindi il saldo, occorre partire dalla rendita catastale, rivalutarla per una percentuale pari al 5 per cento, moltiplicare il numero ottenuto per il coefficiente dell’immobile e moltiplicare ancora il risultato per l’aliquota deliberata dal Comune.
Una dritta: online si trovano decine di programmi di calcolo e applicazioni, del tutto gratuiti, che aiutano a fare i calcoli in pochissimo tempo. Il pagamento può essere effettuato tramite bollettino postale, piattaforma PagoPa e Modello F24.